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In Vacanza in un VRMMORPG (ITA)
Capitolo 1: Source Code

Capitolo 1: Source Code

Dopo una lunga giornata trascorsa tra pile di libri polverosi e studenti universitari distratti, Leonardo tornò a casa. Il suo piccolo appartamento era ordinato e sobrio, quasi un riflesso della sua personalità tranquilla. Posò la borsa su una sedia, poi guardò il pacchetto regalo lasciato sul tavolo: il casco VR e la misteriosa sfera metallica che gli erano stati donati quella mattina dalla studentessa.

“Non sono mai stato un grande amante dei videogiochi…” mormorò tra sé, mentre prendeva in mano la sfera. Era leggera e liscia, con un piccolo pulsante di accensione sul lato. Il casco, accanto a essa, sembrava più familiare, simile a quelli pubblicizzati nei negozi di tecnologia.

Si lasciò cadere sulla poltrona, osservando il regalo con un misto di curiosità e scetticismo. “Beh, suppongo che non mi costi nulla provare,” disse con un sospiro. Seguì le scarne istruzioni contenute nella scatola: “Premi il pulsante di accensione sulla sfera.”

“Tutto qui?” pensò, trovando strano che non ci fossero altre indicazioni. Premette comunque il pulsante.

All’improvviso, la sfera iniziò a brillare di una luce bianca intensa. Il bibliotecario sussultò, sorpreso, mentre la superficie metallica si apriva lentamente, come i petali di un fiore che sboccia.

“Ma che diavolo…”

Al centro del fiore robotico, emerse una minuscola figura: una fatina meccanica, perfettamente scolpita, con ali trasparenti che pulsavano leggermente di luce verde. Il suo corpo era una combinazione di metallo lucido e materiali opalescenti, come se fosse stata creata da un artista geniale.

La fatina alzò il capo e cominciò a parlare, con una voce melodiosa e cristallina. “Salve, è un piacere conoscerti! Io sono la tua guida per Source Code.”

Il bibliotecario la fissò a bocca aperta. “Aspetta, aspetta… Parli?” chiese incredulo, alzando un sopracciglio. “Questa è… una bella trovata.”

La fatina annuì, svolazzando leggermente sopra il fiore robotico, che ora levitava delicatamente nell’aria. “Oh, certo che parlo! E sarò al tuo fianco per tutta la durata della tua esperienza. Prima di iniziare, perché non ci presentiamo? Qual è il tuo nome?”

Il bibliotecario esitò per un momento, poi rispose. “Leonardo. Come Leonardo da Vinci.”

La fatina fece una piccola piroetta in aria. “Un nome magnifico! Piacere di conoscerti, Leonardo. Io, invece, non ho un nome… Ma se vuoi, puoi darmene uno tu.”

Leonardo si passò una mano sul mento, riflettendo. Dopo un momento, disse: “Che ne dici di… Gelsomina? Mi sembra adatto a una fatina che vive su un fiore.”

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Gli occhi luminosi della fatina si illuminarono ancora di più. “Gelsomina… Mi piace! Da oggi il mio nome sarà Gelsomina. Grazie, Leonardo!”

Leonardo si concesse un sorriso. “Bene, Gelsomina. E ora cosa devo fare?”

“Prima di tutto, devo scannerizzare il tuo corpo,” spiegò Gelsomina. “Il tuo avatar avrà il tuo aspetto reale, anche se potrai scegliere una razza diversa. Posso procedere?”

Leonardo annuì, ancora un po’ titubante. La fatina fece un cenno con una mano minuscola e il fiore robotico emise un raggio di luce che lo avvolse dalla testa ai piedi. Dopo pochi secondi, Gelsomina dichiarò: “Perfetto! Ora puoi indossare il casco VR e sdraiarti sul letto.”

Leonardo seguì le istruzioni, sistemandosi sul letto e indossando il casco. “E ora?” chiese.

“Ora chiudi gli occhi e ripeti dopo di me il tuo Source Code, il codice di accesso al tuo account,” disse Gelsomina con dolcezza.

Leonardo chiuse gli occhi. Sentiva il cuore battere un po’ più velocemente. Ripeté le parole della fatina, un insieme di lettere e numeri che sembravano casuali ma che suonavano curiosamente armoniosi.

Poi arrivò il buio. Una sensazione di caduta nel vuoto lo avvolse, lasciandolo senza fiato. Per un istante, pensò di essersi addormentato, ma la voce di Gelsomina ruppe il silenzio.

“Benvenuto in Source Code, Leonardo!”

Dopo aver riaperto gli occhi, Leonardo si ritrovò in piedi in una stanza bianca che sembrava non avere fine. L’ambiente era stranamente calmo, quasi irreale, e per un momento pensò di essere ancora immerso in un sogno. La voce cristallina di Gelsomina attirò nuovamente la sua attenzione.

“Guarda in alto, Leonardo!” disse allegra.

Leonardo sollevò lo sguardo, ma non vide nulla. Prima che potesse fare qualsiasi domanda, percepì una leggera pressione sui capelli. Confuso, portò una mano alla testa, ma prima di toccarsi, Gelsomina saltò giù, atterrando davanti a lui con un’elegante piroetta.

“Scherzetto!” disse ridendo, il suo viso illuminato da un sorriso malizioso.

Leonardo la fissò per un momento, indeciso se essere divertito o irritato, ma finì per sorridere. “Davvero matura come guida, devo dire…” commentò con un filo di ironia.

Gelsomina non si lasciò intimidire. “Non perdiamo altro tempo! È il momento di creare il tuo personaggio.”

Leonardo la guardò come si guarda una bambina allegra e un po’ capricciosa. Con un sospiro, acconsentì. “Va bene, iniziamo.”

Con un movimento fluido, Gelsomina volò giù dal suo fiore fluttuante, lo impugnò come se fosse una torcia, e lo puntò verso Leonardo. Dal fiore si sprigionò una luce brillante, che proiettò davanti a lui una schermata semi-trasparente con una cornice floreale, perfettamente in linea con lo stile della fatina.

Sulla schermata c’era scritto:

Nome:

Leonardo osservò la schermata, poi si voltò verso Gelsomina. “Posso usare il mio vero nome, o devo inventarmene uno apposta per il gioco?”

“Puoi usare il nome che vuoi,” rispose la fatina. “Se non fosse disponibile o permesso, la schermata te lo farà sapere.”

Leonardo rifletté. Usare il suo vero nome sarebbe stato troppo banale, e c’era il rischio che qualcuno lo riconoscesse. Doveva già utilizzare il suo aspetto reale; meglio almeno scegliere un nome diverso. Dopo un po’ di indecisione, guardò Gelsomina. “Perché non mi aiuti tu a scegliere?”

La fatina scosse la testa. “No, deve essere una tua scelta. Io non posso consigliarti nulla per la creazione dell'avatar,” disse con un sorriso. Poi aggiunse: “Ma… sei bello come un elfo. Dove vivo io, si narrano le gesta di un elfo che ha sconfitto un drago e salvato la sua casa. Il suo nome era Aster.”

“Aster…” ripeté Leonardo, assaporando il suono del nome. Dopo qualche istante, annuì. “Mi piace. Sarò Aster.”

Gelsomina applaudì, soddisfatta. “Ottima scelta!”

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